Attualmente la città di Torino è proprietaria del 50% della FINANZIARIA SVILUPPO UTILITIES S.r.l., mentre l'altro 50% fa capo al comune di Genova. Questa finanziaria ha come unica attività la gestione della partecipazione in Iren dei due comuni, una sorta di patto di sindacato in versione societaria. La partecipazione che fa capo alla finanziaria è pari a circa il 36% (esattamente il 35,96%) facendone l'azionista di maggioranza relativa. Questo pacchetto è sindacato insieme a quelli dei soci emiliani (gli azionisti di controllo dell'ex Enia). Facendola breve il comune di Torino possiede il 18%, seppur tramite finanziaria, del capitale di Iren, società quotata in Borsa. Oggi 30 dicembre 2010 ore 17.00 circa la quotazione dell'azione è di: 1,254. Le azioni possedute dalla finanziaria è pari a 424.999.233 che moltiplicato 1,254 dà un controvalore di 532.949.038,182. In breve circa 530 milioni di euro di cui 265 fanno capo a Torino.
Ora ci si chiede quale vantaggio deriva ai cittadini torinesi da questa partecipazione? Quale utilità pubblica persegue il comune di Torino possedendo queste azioni? Per caso l'elettricità o il gas o il teleriscaldamento costano di meno o vengono venduti al semplice prezzo di mercato? Quindi dove è il vantaggio del cittadino torinese? Non mi sembra che noi cittadini deleghiamo ai comuni l'investimento dei nostri risparmi. I nostri soldi non dovrebbero servire per scuole e strade? Ma non è tutto. Il comune di Torino è uno dei più indebitati d'Italia con un debito pari a circa 5500 milioni e il 18% delle entrate annuali vengono usate per pagare mutui e interessi. Ora ci si chiede perché non vendere la partecipazione in Iren e saldare qualche debito? Pagare qualche fornitore per esempio o estinguere qualche debito bancario.
Il prossimo anno ci saranno le elezioni comunali a Torino. E' troppo chiedere al prossimo sindaco di vendere la partecipazione in Iren?
Vito Foschi
Tea Party Piemonte
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