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Scritto da Vito Foschi | |
Friday 13 April 2012 | |
Finora l’unica riforma importante varata
dal governo è quella delle pensioni, ma con qualche errore di troppo.
Siamo in presenza di tecnici e alla fine ci si scorda degli esodati, un
problema di non poco conto. Errore, forse scusabile per un politico, ma
non accettabile per chi si presenta come esperto e se l’avesse fatto il
ministro politico di turno si sarebbe scatenato l’inferno.
L’abbassamento dello spread, per quanto temporaneo, è da addebitare
all’azione di Draghi che ha quasi regalato 1000 miliardi alle banche per
poter acquistare titoli pubblici. Tra le altre cose, è da chiedersi
come questa immensa massa di moneta possa impattare sui prezzi, così
come un tasso di interesse politicamente basso possa distorcere
l’allocazione delle risorse economiche.
L’ambiguità
di questo governo che si presenta come tecnico è evidente in questi
ultimi giorni. Dopo le disavventure leghiste venute subito dopo gli
ammanchi del tesoriere della Margherita è acclarato che il sistema dei
rimborsi elettorali vada rivisto nel modo più semplice possibile, ovvero
con una bella decurtazione. Non si capisce perché dare ai partiti una
somma da usare per la campagna elettorale se questa non viene
utilizzata. Dalle cifre che girano sembra che poco più di un quarto del
totale dei rimborsi venga usata per spese elettorali. Non mettiamo la
mano sul fuoco sulle cifre, ma anche ad un esame superficiale si capisce
che la cifra rimborsata è maggiore di quella spesa. Un governo tecnico,
il cui presidente si vanta di avere più consensi dei partiti, avrebbe
potuto approfittare, con termine ora di moda, del momentum, per un
decreto taglia rimborsi aggiungendoci per esempio anche il taglio dei
fondi per i giornali di partito. Parliamo di taglio ai rimborsi per
realismo anche se intimamente convinti che sia necessario abolirli del
tutto. Questo provvedimento avrebbe trovato la strenua opposizione dei
partiti, però questo non sarebbe dovuto essere un problema per un
governo tecnico che afferma di avere più fiducia dei partiti. In questo
bailamme anche i partiti avrebbero rischiato grosso scontrandosi con
un’opinione pubblica contraria. Ovviamente varare un provvedimento del
genere richiede coraggio, ma è evidente che ciò manca a questo governo.
Ad oggi, l’iniziativa sui rimborsi è stata dei partiti, connaturando
come politico il governo facendo nascere il dubbio che il tecnico Monti
non voglia scontentare i politici ed è più che legittimo chiedersi il
perché. Un decreto taglia rimborsi e con qualche taglio ai parlamentari
avrebbe fatto crescere il gradimento per il governo a dismisura e forte
di ciò avrebbe potuto forzare la mano.
Come
dicevamo tempo fa, passando il tempo sfuma l’alone dell’emergenza e i
partiti si riorganizzano per imporre la loro volontà e il governo
tecnico si trasmuta non in un governo politico ma in quello dei partiti.
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