giovedì 21 luglio 2011

Gli ordini e la Manovra

Tratto da Il Legno Storto del 15 luglio 2011

di Vito Foschi

In questi giorni di turbolenze sui mercati con il differenziale fra Bund e Btp ai massimi, e con il rendimento dei Bot al 3,67% si è stati costretti ad approvare la manovra finanziaria in tutta fretta per evitare conseguenze ben peggiori. Un aumento dei tassi interessi oltre a causare un aumento dei costi di finanziamento del debito pubblico rischiando di vanificare gli effetti della manovra provoca il deprezzamento del valore dei BTP che debbono allinearsi al nuovo tasso. Questo aggrava i problemi delle banche italiane grande detentrici di BTP. Di fatto si troverebbero nella necessità di svalutare i titoli che hanno in pancia con le ovvie ripercussioni sul valore delle loro azioni. Insomma un effetto a catena dagli effetti quantomeno pericolosi.
In questo contesto si è inserita la discussione della finanziaria e dell’ormai famigerato emendamento che introduceva l’art. 39 bis che avrebbe abolito gli ordini professionali e liberalizzato il settore delle professioni. Questo emendamento ha scatenato l’ira dei parlamentari avvocati e notai appartenenti al Pdl che hanno minacciato di non votare la fiducia alla finanziaria se non veniva bloccato il famoso art. 39 bis. A loro si sono aggiunti i rappresentanti delle professioni minacciando scioperi e stracciandosi le vesti per il fatto di essere stati equiparati alle imprese. Su quest’ultimo punto, chiederei ai liberi professionisti se lavorano per la gloria e non per portare la pagnotta a casa come tutti gli altri uomini e donne.
Al di là di considerazioni sulla necessità o meno dell’abolizione degli ordini professionali, istituiti, non dimentichiamolo, dal regime fascista, e dal canto nostro ci schieriamo apertamente con l’abolizione e per un sistema di libere associazioni in concorrenza fra loro, quello che colpisce è la difesa corporativa ad oltranza. Nella situazione di emergenza che stiamo vivendo in questi giorni, con il non tanto remoto rischio di default, colpisce l’ostinazione degli ordini che antenpogono i loro interessi personali a quelli del paese. Anche le opposizioni con tutti le giravolte del caso hanno in qualche modo offerto la loro collaborazione di fronte all’emergenza. Invece avvocati e notai di fronte all’emergenza cosa fanno? Minacciano di non votare la manovra. Siamo ragionevoli e quindi capiamo la difesa corporativa, ma di fronte al rischio di default, la cosa lascia sinceramente allibiti.
Infine l’emendamento è stato stralciato dalla finanziaria ripiegando su una più generica riforma da fare più in là e questo la dice lunga sul potere di interdizione degli ordini professionali. Questo fa nascere seri dubbi sulla reale possibilità di fare una riforma degli ordini professionali. Se di fronte al rischio default è prevalso l’interesse corporativo, in una situazione normale cosa potranno fare Parlamento e Governo? Ci si chiede se il Parlamento rappresenti veramente gli elettori o se sia solo una dipendenza degli ordini professionali, perché di fatto hanno dimostrato un’enorme potere di interdizione, in particolare avvocati e notai.
Considerato ciò, ci permettiamo di chiedere ai rappresentanti di tali categorie di far approvare un emendamento per una sforbiciata alle tasse, per l’eliminazione delle provincie ed infine, dato che le imprese fanno loro orrore, per privatizzare Eni, Enel, Finmeccanica, Poste e Rai.
Concludendo, questo emendamento è l’emblema della situazione italiana, dove il potere di interdizione delle lobbies blocca qualsiasi possibilità seria di riforma lasciando sprofondare il paese sempre più nella stagnazione economica e nei debiti.

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