venerdì 8 luglio 2011

Sindacati e distribuzione dei redditi


di Vito Foschi

Da “Capitalismo e libertà” di Friedman cap. 8

“Giacché in genere i sindacati sono particolarmente forti tra i gruppi che riceverebbero comunque un salario più alto, il loro effetto è stato quello di far sì che lavoratori ben pagati ottenessero un salario ancora più alto a spese dei lavoratori meno pagati. I sindacati, quindi, non hanno solo danneggiato la popolazione nel suo complesso e l’insieme dei lavoratori in virtù delle distorsioni nell’utilizzo della forza lavoro, ma hanno anche fatto sì che le diseguaglianze tra i lavoratori aumentassero, riducendo le opportunità disponibili per i lavoratori meno avvantaggiati”

Questo passo di Friedman sembra attagliarsi alla situazione italiana odierna, dove i sindacati continuano ad essere bravi a difendere chi ha un contratto a tempo indeterminato o una pensione a scapito di tutti gli altri. Così in azienda si ha la situazione assurda di lavoratori intoccabili ed altri che sono poco più che carne da macello. Emblematico è stato l’abolizione del cosiddetto scalone, ovvero si è mandato in pensione uno o due anni prima gente con il posto sicuro aumentando i prelievi contributivi sulla gestione separata ovvero sui precari. Detto in altri termini, i precari hanno finanziato la pensione di chi aveva il contratto a tempo indeterminato: dal povero al ricco.
Attualmente l’apparente positività del bilancio INPS è dovuta esclusivamente alla gestione separata, i soldi dei precari, che versano senza avere diritto a niente. Una trasferimento netto di ricchezza dalle tasche dei precari a quelli con il posto fisso. La tanto decantata redistribuzione dei redditi non dovrebbe essere qualcosa di diverso?

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