venerdì 15 luglio 2011

Tassa sul divorzio e sulle cause di lavoro

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

di Galgano Palaferri*


Se un antico proverbio ci ricorda che la a mamma degli scemi è sempre incinta, quella dei politici ladri sforna parti plurigemellari.

Dal “Sole24ore” apprendiamo increduli che con l’ultima manovra è stata inventata una gabella anche per le coppie che non vanno più d’accordo.

Di seguito l’articolo:

“Un’altra tegola per i coniugi che si apprestano a diventare ‘ex’. Per fare domanda di separazione si dovrà infatti pagare il contributo unificato: 37 oppure 85 euro a seconda che la procedura sia consensuale o no. Nelle pieghe del decreto legge della manovra, all’interno del capitolo «Disposizioni per l’efficienza del sistema giudiziario e la celere definizione delle controversie», c’è infatti una norma che cancella un riferimento nell’elenco dei procedimenti da svolgere in tribunale per i quali non si paga nulla.

Si tratta del ‘capo’ relativo ai procedimenti in materia di famiglia. Da mercoledì (data di entrata in vigore della manovra), la presentazione in tribunale della domanda di separazione personale non è più senza oneri. I richiedenti devono infatti versare il contributo nelle due misure stabilite dalla manovra stessa: nel caso si scelga la via consensuale, bisogna pagare 37 euro; nel caso invece la crisi coniugale abbia anche scatenato questioni patrimoniali o relative alla prole, ed è dunque richiesto l’intervento del giudice, il contributo balza a 85 euro.

La tassazione più alta colpisce anche i procedimenti di modifica delle condizioni stabilite nel corso della separazione stessa, come l’assegno di mantenimento o interventi legati alla prole o l’assegnazione della casa familiare. Secondo la relazione tecnica della manovra, il contributo dovrebbe comportare un gettito di circa 10 milioni e mezzo (grosso modo un ottavo dei maggiori proventi derivanti dal complesso degli aumenti sulla tassa-giustizia). Stime basate sui dati 2010, in cui si sono registrati quasi 114mila separazioni e oltre 66mila divorzi. Nel 70% dei casi la strada è stata quella consensuale”.



Dal “Sole24ore” apprendiamo increduli che con l’ultima manovra è stata inventata una gabella anche per le coppie che non vanno più d’accordo.

Di seguito l’articolo:

“Un’altra tegola per i coniugi che si apprestano a diventare ‘ex’. Per fare domanda di separazione si dovrà infatti pagare il contributo unificato: 37 oppure 85 euro a seconda che la procedura sia consensuale o no. Nelle pieghe del decreto legge della manovra, all’interno del capitolo «Disposizioni per l’efficienza del sistema giudiziario e la celere definizione delle controversie», c’è infatti una norma che cancella un riferimento nell’elenco dei procedimenti da svolgere in tribunale per i quali non si paga nulla.

Si tratta del ‘capo’ relativo ai procedimenti in materia di famiglia. Da mercoledì (data di entrata in vigore della manovra), la presentazione in tribunale della domanda di separazione personale non è più senza oneri. I richiedenti devono infatti versare il contributo nelle due misure stabilite dalla manovra stessa: nel caso si scelga la via consensuale, bisogna pagare 37 euro; nel caso invece la crisi coniugale abbia anche scatenato questioni patrimoniali o relative alla prole, ed è dunque richiesto l’intervento del giudice, il contributo balza a 85 euro.

La tassazione più alta colpisce anche i procedimenti di modifica delle condizioni stabilite nel corso della separazione stessa, come l’assegno di mantenimento o interventi legati alla prole o l’assegnazione della casa familiare. Secondo la relazione tecnica della manovra, il contributo dovrebbe comportare un gettito di circa 10 milioni e mezzo (grosso modo un ottavo dei maggiori proventi derivanti dal complesso degli aumenti sulla tassa-giustizia). Stime basate sui dati 2010, in cui si sono registrati quasi 114mila separazioni e oltre 66mila divorzi. Nel 70% dei casi la strada è stata quella consensuale”.


MA NON E' FINITA.

La manovra TREMONTI introduce la TASSA per le CAUSE di LAVORO: un provvedimento ODIOSO da respingere per ristabilire la gratuità del Processo del lavoro e previdenziale. DALLA PARTE DEI PIU' DEBOLI.

La manovra di Tremonti (decreto legge 98/2001) ha introdotto l’obbligo del versamento del «contributo unificato» anche per le cause di lavoro, già dal primo grado di giudizio: è una tassa odiosa da eliminare; la misura colpisce sia i dipendenti pubblici che privati (sono esentati solo coloro che hanno un reddito annuo lordo inferiore a 21.256 euro). Finora tutte le cause di lavoro erano esenti dal pagamento di questa tassa: un’esenzione giusta considerando che il lavoratore è parte debole di fronte alle aziende, una gratuità che è stata riconosciuta per poter meglio tutelare i diritti dei lavoratori di fronte all’arroganza del padronato. Già con la Legge Finanziaria 2010, il Governo aveva introdotto la tassa per i ricorsi in Cassazione, ma da oggi il versamento del «contributo unificato» diviene obbligatorio già dal primo grado di giudizio, una tassa che, se pur diversificata secondo il reddito del lavoratore e secondo il valore della causa, disincentiva un diritto fondamentale dei lavoratori: basti pensare che per impugnare un licenziamento si dovrebbero pagare, da subito, più di 500 euro. Dopo il Collegato Lavoro, che ha introdotto scadenze capestro per impugnare i licenziamenti e i contratti precari, il Governo si accanisce ulteriormente introducendo nuovi ostacoli: pagare una nuova tassa prima ancora di iniziare una causa. Il provvedimento, avendo effetto immediato, sta già procurando gravi danni ai lavoratori, con blocchi dell’avvio delle cause e le richieste di pagamento della nuova tassa.

Di altre misure, altrettanto odiose, come la reintroduzione dei tickets sanitari e sul pronto soccorso in codice bianco, o l'ennesimo aumento delle accise sui carburanti, già sono stati scritti post e versati fiumi di inchiostro, non ci ripetiamo.


Che dire? Probabilmente solo che la vergogna non ha residenza nei dintorni di Palazzo Chigi, ma in altri luoghi, altre dimore, altre magioni, occupate a loro insaputa, dai "potenti" si turno.


TUTTO QUESTO SI CHIAMA CASTA. E NOI CONTINUAIAMO AD ESSERE SERVI. SCHIAVI. DI LORO SIGNORI. UNITI, DX, SX, CENTRO, PER DIFENDERE I LORO PRIVILEGI. CHE SQUALLORE.

FINO A QUANDO TUTTO CIO'?!

*Dott. Galgano PALAFERRI
Direzione Nazionale P.L.I.
Segretario "Presidio Liberale Città di Torino Luigi EINAUDI"
Coordinatore Nazionale Unione per le Libertà


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