di Vito Foschi
Il 23 novembre del 1986, ben 25 anni fa, a Torino, si tenne una marcia contro il fisco che raccolse circa 35000 persone. Dell’evento furono promotori un gruppo di venti autodefinitosi irriducibili testardi che diedero vita al Movimento di liberazione fiscale fra i quali Sergio Gaddi editore del periodico Controstampa, Franco Miroglio e Natale Molari presidente del Cidas. Si aggiunsero all’iniziativa tre professori Sergio Ricossa, Antonio Martino e Gianni Morongiu a dare una sorta di patrocinio intellettuale. Allora come oggi a parlare di fisco si finiva di essere accusati di essere degli evasori fiscali o dalla loro parte, come se un evasore avesse la necessità di chiedere un fisco più giusto. È chi paga le tasse che sopporta il peso di un fisco esoso e vessatorio, non certo chi non le paga per propria furbizia o per compiacenza altrui.
La manifestazione si svolse nel massimo ordine ed ebbe un successo clamoroso con articoli sui principali quotidiani e una partecipazione straordinaria fatta da quelle persone abituate a lavorare e non a scendere in piazza a reclamare. Gente non pagata da partiti o sindacati, ma che di motu proprio, esacerbati 101” e “740” , le vecchie dichiarazione dei redditi. Ci fu anche la partecipazione di una piccola pattuglia di autonomisti guidati da Roberto Gremmo. Si era agli albori di quei movimenti che negli anni novanta portarono all’esplodere del fenomeno leghista. Nei giorni seguenti a quell’evento, a testimonianza del successo dell’iniziativa, furono pubblicate su Panorama le dichiarazione dei redditi di nove dei venti irriducibili testardi. Il sospetto che si trattasse di una ritorsione fu più che legittimo. da uno stato vessatorio ed ostile, si era mossa per manifestare la propria contrarietà all’esproprio del proprio lavoro da parte dello Stato. Dopo aver ascoltato i tre professori, i manifestanti marciarono per le vie del centro fermandosi a Palazzo Carignano, sede del primo parlamento italiano, ove depositarono fac-simili di modelli “
Sono passati 25 anni, il muro di Berlino è crollato, ma i problemi dell’Italia sono rimasti gli stessi: la pressione fiscale è ancora più elevata, i conti dello stato allo sbando, i risparmi tassati, la circolazione del contante ridotta, i servizi pubblici sempre più inefficienti, Equitalia che si comporta come lo sceriffo di Nottingham. Il fisco continua ad essere una vorace macchina succhiaricchezze e lo Stato un’efficientissima macchina di sperperi e ruberie. Il cittadino è ormai schiavo dello Stato e deve pagare anche per gli errori dei decisori politici. C’è un nuovo governo a Palazzo Chigi, che è stato messo lì per varare misure di lacrime e sangue, come se il debito pubblico non potesse essere ripianato da una forte riduzione delle spese e da un’accorta depatrimonializzazione dello Stato. La situazione è peggiore del 1986 e con la prospettiva di una patrimoniale alle porte.
Il Tea Party Italia aveva già deciso nei mesi scorsi di organizzare una manifestazione nazionale contro l’oppressione fiscale che si ricollega idealmente alla marcia che si tenne a Torino. Un manifestazione decisa quando c’era un governo di centrodestra e che ora si svolgerà con un cosiddetto governo tecnico, ma la sostanza non cambia. Una costante dei governi di centrodestra e di centrosinistra che si sono alternati negli ultimi vent’anni è di non aver posto mano a nessuna riforma importante.
La manifestazione contro la voracità fiscale si terrà a Milano, capitale economica d’Italia e facilmente raggiungibile, il prossimo 26 novembre in piazza San Babila nel pomeriggio dalle 14.30 in poi. Saranno presente l’on. Antonio Martino, a rappresentare la continuità della lotta contro la rapacità dello stato, il prof. Carlo Lottieri, Adriano Teso, Alessando De Nicola, l’ex-ministro Giancarlo Pagliarini, Carlo Stagnaro, Marco Respinti e molti altri.
Curiosamente, ma non tanto, il motto del Tea Party Italia, “meno tasse, più libertà”, ricalca il cartello di una delegazione di metalmeccanici autonomi Failm-Cisal, partecipante alla marcia di 25 anni fa: “meno fisco = più libertà”.
Da Torino si muoverà un folto gruppo di persone, che al contrario di altre manifestazioni, si autotasserà per esprimere la propria voglia di libertà. Ci saranno dipendenti, studenti, partite IVA, precari, casalinghe uniti dalla voglia di scrollarsi di dosso il peso insopprimibile di uno Stato sempre più rapace e vessatorio. Chi volesse aggiungersi al gruppo di Torino può inviare una mail al seguente indirizzo: teapartypiemonte@gmail.com o cercare Tea Party Piemonte su Google, Facebook o Twitter.
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