mercoledì 6 giugno 2012

No olimpiadi, no campionato, no parata: nazione sconfitta

Ospitiamo l'artcolo della nostra cara amica Rita Serra

Il #2giugno ero a pranzo insieme a quattro meravigliosi militari sardi, appena tornati dall’Afghanistan!!!
Quattro soldati dell’Esercito della Repubblica Italiana, amabili e protettivi per formazione professionale e per loro intima indole personale!
Quattro ragazzi con, inevitabilmente, ancora negli occhi e nelle orecchie quell’Asia tanto affascinante quanto infelice, ostile, ormai sempre più minacciosa; eppure nessuno ne ha parlato, nessuno ha fatto cenno alla precarietà di un quotidiano vissuto tra bambini da curare e bombe da schivare.
Non uno dei miei amici si é definito speciale o addirittura coraggioso e neppure si é espresso sul prezzo della sua vita, messa in pericolo in ogni giorno di quella missione.
Della parata sì, ne abbiamo parlato e l’amarezza c’era, per un mancato riconoscimento del ruolo fondamentale delle forze armate e del valore degli uomini e delle donne che le formano. C’era in loro un po’ di avvilimento, per lo sberleffo rivolto all’Esercito e la totale mancanza di un moto, anche piccolo, di gratitudine.
La tragicommedia inscenata dalle istituzioni, dai media e dai politici, specie nel moderno vomitorium di Twitter, pareva incomprensibile al cuore di chi conosce il significato del termine dovere, orgoglio, dignità e patria.
In quanto ai tre milioni di euro, qualcuno mi faceva notare che la parata é sempre stata legata a un certo indotto e ci sono centinaia di persone in attesa dell’opportunità  di guadagnare qualcosa. Inoltre, lo sanno tutti che, trattandosi di manifestazione innegabilmente spettacolare, (se non viene svilita dalla beceraggine di certa opinione politico-mediatica), attrae turisti da tutto il Paese.
E, mentre lontano dalla nostra tavolata continuava la grottesca manfrina sui milioni sprecati (un’inezia in confronto a quelli sperperati ogni giorno dai partiti) e sui  terremotati, divenuti ostaggio di un vetero e sterile antimilitarismo, ancora più lontano, nella Gran Bretagna, fervevano i pomposi preparativi per il giubileo della regina Elisabetta II!
Quanto sfarzo, quanta partecipazione, quanto entusiasmo e voglia di sentirsi lontani dalla crisi che attanaglia l’UK e gran parte dell’Europa!
Quante sterline spese ma quante entrate nelle casse degli inglesi!
Realisticamente parlando, i sudditi della Corona non vivono in una dittatura, sono molto più liberali e democratici di noi Italiani, ma non per questo si vergognano di provare amore e rispetto per i simboli dell’unità nazionale, per quanto esosi e demodé possano apparirci.
L’Italia si sta deprimendo nelle rinunce. Lo Stivale trema, mal guidato da mani fragili, timorose di affrontare qualunque impresa che preveda qualche sforzo da parte delle sempre più imbolsite e impigrite istituzioni.
Col governo Monti, poi, siamo guidati da un circolo di contabili, dal temperamento pavido, tentennante di fronte a ogni ostacolo. Un club di esimi ragionieri capaci solo di imporre tasse, secondo il principio inapplicabile di una troppo asimmetrica  “partita doppia”.
E’ impossibile che un burocrate, per quanto titolato nel mondo accademico, riesca ad assumersi responsabilità pesanti e complesse atte a impedire le infiltrazioni mafiose nell’organizzazione di un evento grandioso come le Olimpiadi; meglio essere prudenti e rinunciare, lasciando alle altre nazioni le immense opportunità che i giochi offrono. E se il campionato di calcio viene inquinato dal malaffare, meglio pensare in piccolo e sospenderlo, che intervenire secondo le leggi vigenti.
Ma forse non basterà vedere andare via questo governo perché l’Italia trovi il coraggio delle imprese ardue o, più semplicemente, del fare impresa!
Purtroppo la politica si crogiola nel lusso, tra caviale e lingotti d’oro. La partitocrazia ha innanzitutto da difendere i suoi beni e i suoi privilegi che ben poca energia le rimane da impegnare nell’occuparsi del benessere generale.

Da leggere anche Il Tempo


http://kalmha.net/2012/06/no-olimpiadi-no-campionato-no-parata-nazione-sconfitta/

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