Ospitiamo l'artcolo della nostra cara amica Rita Serra
Il #2giugno ero a pranzo insieme a quattro meravigliosi militari sardi, appena tornati dall’Afghanistan!!!
Quattro
soldati dell’Esercito della Repubblica Italiana, amabili e protettivi
per formazione professionale e per loro intima indole personale!
Quattro
ragazzi con, inevitabilmente, ancora negli occhi e nelle orecchie
quell’Asia tanto affascinante quanto infelice, ostile, ormai sempre più
minacciosa; eppure nessuno ne ha parlato, nessuno ha fatto cenno alla
precarietà di un quotidiano vissuto tra bambini da curare e bombe da schivare.
Non
uno dei miei amici si é definito speciale o addirittura coraggioso e
neppure si é espresso sul prezzo della sua vita, messa in pericolo in
ogni giorno di quella missione.
Della parata sì, ne abbiamo
parlato e l’amarezza c’era, per un mancato riconoscimento del ruolo
fondamentale delle forze armate e del valore degli uomini e delle donne
che le formano. C’era in loro un po’ di avvilimento, per lo sberleffo
rivolto all’Esercito e la totale mancanza di un moto, anche piccolo, di
gratitudine.
La tragicommedia inscenata dalle istituzioni, dai media e dai politici, specie nel moderno vomitorium di Twitter, pareva incomprensibile al cuore di chi conosce il significato del termine dovere, orgoglio, dignità e patria.
In
quanto ai tre milioni di euro, qualcuno mi faceva notare che la parata é
sempre stata legata a un certo indotto e ci sono centinaia di persone
in attesa dell’opportunità di guadagnare qualcosa. Inoltre, lo sanno
tutti che, trattandosi di manifestazione innegabilmente spettacolare,
(se non viene svilita dalla beceraggine di certa opinione
politico-mediatica), attrae turisti da tutto il Paese.
E, mentre
lontano dalla nostra tavolata continuava la grottesca manfrina sui
milioni sprecati (un’inezia in confronto a quelli sperperati ogni giorno
dai partiti) e sui terremotati, divenuti ostaggio di un vetero e
sterile antimilitarismo, ancora più lontano, nella Gran Bretagna,
fervevano i pomposi preparativi per il giubileo della regina Elisabetta
II!
Quanto sfarzo, quanta partecipazione, quanto entusiasmo e
voglia di sentirsi lontani dalla crisi che attanaglia l’UK e gran parte
dell’Europa!
Quante sterline spese ma quante entrate nelle casse degli inglesi!
Realisticamente
parlando, i sudditi della Corona non vivono in una dittatura, sono
molto più liberali e democratici di noi Italiani, ma non per questo si
vergognano di provare amore e rispetto per i simboli dell’unità
nazionale, per quanto esosi e demodé possano apparirci.
L’Italia
si sta deprimendo nelle rinunce. Lo Stivale trema, mal guidato da mani
fragili, timorose di affrontare qualunque impresa che preveda qualche
sforzo da parte delle sempre più imbolsite e impigrite istituzioni.
Col
governo Monti, poi, siamo guidati da un circolo di contabili, dal
temperamento pavido, tentennante di fronte a ogni ostacolo. Un club di
esimi ragionieri capaci solo di imporre tasse, secondo il principio
inapplicabile di una troppo asimmetrica “partita doppia”.
E’
impossibile che un burocrate, per quanto titolato nel mondo accademico,
riesca ad assumersi responsabilità pesanti e complesse atte a impedire
le infiltrazioni mafiose nell’organizzazione di un evento grandioso come
le Olimpiadi; meglio essere prudenti e rinunciare, lasciando alle altre
nazioni le immense opportunità che i giochi offrono. E se il campionato
di calcio viene inquinato dal malaffare, meglio pensare in piccolo e
sospenderlo, che intervenire secondo le leggi vigenti.
Ma forse
non basterà vedere andare via questo governo perché l’Italia trovi il
coraggio delle imprese ardue o, più semplicemente, del fare impresa!
Purtroppo
la politica si crogiola nel lusso, tra caviale e lingotti d’oro. La
partitocrazia ha innanzitutto da difendere i suoi beni e i suoi
privilegi che ben poca energia le rimane da impegnare nell’occuparsi del
benessere generale.
Da leggere anche Il Tempo
http://kalmha.net/2012/06/no-olimpiadi-no-campionato-no-parata-nazione-sconfitta/
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